Nerotonia su Ilpequod.it

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da ilpequod.it
 
 

La trasparenza. Il sussurro di Lady Macbeth coagulato in un nuovo poema: è un ulteriore compimento della sua presenza non più «disincarnata e confusa». La storia di Shakespeare ha chiesto a Rossella Pretto «di ripetersi», prendere forma ancora una volta perché ciò che era rimasto inespresso trovasse parola. In poesia le vere presenze possono riaccadere e nostro compito è saperle ospitare, ampliando i loro confini e il loro dominio: compiere ciò che manca. Così Macbeth diventa un altro, possibile nome del presente, il fondale a cui l’autrice può attingere la verità dei suoi eventi. Riaccade quella «tragedia famosa e perfamosa / di Macbet e della Ledi», come l’aveva chiamata Giovanni Testori, e il tempo va in corto-circuito, le cose lontane si chiamano tra loro, si ripetono in un legame di annuncio, attesa e compimento. Dopo quindici anni di lettura e inesauribile ossessione per l’opera, Rossella Pretto accetta di sprofondare nella misteriosa somiglianza, accettandone persino lo spavento. La folgorante similitudine d’apertura chiarisce che la poesia di Nerotonia è «come pulire un vetro»: fa vedere attraverso, permette l’attualità della storia, il miracolo della sua trasparenza. Così l’autrice può fare brillare la componente più spesso trascurata, inesistente della tragedia shakespeariana: l’amore che pure deve esserci stato, prima della lontananza, e prima dei propositi delittuosi, dello spargimento di sangue. Quella soglia ancora non impestata né rovinata che pure ha unito, deve avere unito i due amanti. Ad accadere è un innamoramento in cui si nasconde una guerra «ormai vinta e persa»[1]. Come Tiresia nella Terra desolata Rossella Pretto ritrae i due amanti «seduti nello studio a tentare l’improbabile / accordo, o in una sala, in piedi per terra», mentre si scoprivano disponibili l’uno all’altro, loro che pure sarebbero poi rimasti sempre irraggiungibili, tragiche e doloranti post-figurazioni dei personaggi di Shakespeare.

Pietro Cagni

 
 
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