Farràgine – Marco Amore

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Prezzo 12 euro
spese di spedizione 2 euro
ISBN 978-88-94944-09-9
 
 
 


 
 
 

“Farràgine”, o arcaicamente “farràggine”, è un termine che designa un ammasso di erbe diverse, comunemente dato al bestiame, ma designa anche più comunemente il farro. Ci troviamo di fronte, letteralmente, a un ‘libromassa’, è bene dirlo subito, e credo che non ci siano facili apparentamenti con altri autori coetanei di Marco Amore (pur nei limiti che un libro d’esordio può avere), in quanto a struttura della materia trattata, in quanto a stile, in quanto a luoghi in cui il lettore viene trascinato da una corrente immaginativa sincopata e inarrestabile. è un libro contraddittorio, questo, perché ha movenze da summa e insieme da sacello di aforismi; ha la sostanza delle strutture calcaree, ma insieme la concrezione della ressa che preme, rigetta, stritola, spezzetta, e fa emergere frammenti, capovolgimenti, interrogazioni. tutto ciò è tanto più sorprendente se si pensa che il testo risale al 2011, quando l’autore aveva 20 anni.

dalla prefazione di Giovanna Frene

 
 
 
 
Farràgine
 
whisky che gronda, come colla istantanea o ambra da un fusto
         accoltellato, risali la mia gola impavido, come Enea dall’Ade
 
nasturzi immortali di brandy, grappa, armagnac, vesou, cognac,
        rum, cachaça, thibarine, slivoviz, malibù in un cocktail esotico
 
che io comprenda l’avestico, se occorre
la mia anima quale triste, mistica parola interpreta?
 
s’inauguri il viaggio: bastimenti, ahi! I Nettunalia son compiuti.
                         Che meravigliose polene…
un sorso ed è fatta; sono nel fiore degli anni
 
Tin Tin, fa il bicchierino di gin…
 
 
 
 
 
 
Giaculatoria alla delusione
 
Ho chiesto a un fiore: «Amami».
Era il rampollo d’una celidonia.
Il fiore sanò i miei occhi incandescenti.
«ti amo», rispose. Ma non si schiuse.
Ho supplicato una poiana di amarmi.
Lei mi trotterellò su una spalla,
mi beccò affettuosamente un orecchio
e ne trasse per sbaglio un capolavoro di Cechov.
«ti amo», rispose. Ma volò altrove.
Ho chiesto a una donna di amarmi
e lei mi ha deriso, ignara della mia condizione.
ogni sua occhiata è una risata; ogni suo pensiero uno sberleffo.
 
 
 
 
 
 
Calembour
 
Prescelto dal sogno, ti vedo ruzzolare nel fango della lizza;
lo stendardo piegato, reciso da un colpo di lancia
mentre muore inerme sulla fronte
Come una triste epigrafe d’argilla
si sgretola ai raggi della noia
spiando il sole liturgico,
ammanetti le gioie sulla leggenda più falsa
alla maniera degli artisti
Non per scolpire il marmo con le gesta
in onore dell’unificazione a fin di bene,
sperperando un mondo altrui
dove i cibi saziano vendette
attuate alla luce dell’inganno,
ma per il piatto pronto col fiorito di menta
e l’ossatura chiassosa in cassoulet
 
 
 
 
 
 
Insonnia e Winston Blue
 
C’è quest’ombra che attraversa il cuscino
di sera
 
una falena che affusola dita flessibili
 
i piedi in un paio di scarpe chermes
come risate in diretta
 
on air
 
 
*
 
 
svegliato da un sonno ipnagogico
spalanco le palpebre
di fronte alla minaccia del sonno
 
ogni sera il medesimo quesito, e ogni sera
 
le falene con le ali ai piedi
si prendono gioco di me
 
(beltà che si
sfama
calpestando scalza
muliebri forme
di verde
all’ombra di un ginepro
 
che serpeggia informe
all’ultimo raggio di sole
dove germoglia la speme)
 
i colori della vanità sono tenui
come sfumature pastello,
ma basta prendere appunti…
 
(enuncia tutte le montagne eccetera. Di’ che i segreti del mondo riposano nei
luoghi remoti, dove la luce penetra dalla porta sul retro)

 
un quarto di sigaretta nel posacenere vuoto
quanto la sensazione
di chi sogna
di cadere nel vuoto mentre dorme