“Equazione d’amore”, Rosanna Cracco

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Con amore in amore

Nel presentare un libro -di poesia, di racconti o d’altro genere letterario- non è di moda, forse, lo sventolare di fatti personali. Non posso fare a meno, tuttavia, di ricordare anche qui l’incontro che ebbi a Caorle, all’inizio dell’estate 2011, accanto al mare, con la poetessa Rosanna Cracco, Rosi. Prima di allora non avevo letto alcuna sua poesia, ma lei stessa come persona come donna, fu per me, abituato alle cose belle della poesia, un’armoniosa poesia.

Un pomeriggio, dal mare veniva un delicato venticello, non seppi far altro che strappare, non ricordo più dove, un delicato ramoscello di profumatissima lavanda. Mi ricordava gli immensi campi, appositamente coltivati sull’isola di Lesina, in Dalmazia, di quella pianta aromatica con piccoli fiori violetti. Lo colsi e lo porsi a lei in dono.

Molti mesi dopo, nel pieno dell’inverno dei primi mesi dell’anno 2012, è stata Rosi a ricordare quel ramoscello che sembra diventato il simbolo dei nostri incontri da lontano, della nostra amicizia.

Mi ha scritto: “richiamata da un non so che, forse dalla lavanda  che ancora mi profuma addosso insieme al mare di Caorle o forse dai suoi versi su Itaca, letti così in fretta sulla piazzetta”. Quei “suoi” si riferisce a me, a una mia poesia. Per i miei anni avanzati, forse, mi dà del lei nelle sue lettere spedite per via elettronica. E non c’erano -nella prima giuntami col freddo- i profumi del mare e della lavanda, ma versi, tanti versi di una nuova, nuovissima silloge che mi ha affascinato. E che, ne son certo, non lascerà indifferente chi leggerà questo volume intitolato “Equazione d’amore”. Quale poeta, da Saffo ai giorni nostri non ha cantato ed esaltato l’amore? Solo pochi, però, si sono immersi totalmente, così profondamente in questo sentimento come fa Rosi Cracco in questa raccolta che dal titolo di copertina all’indice è tutta amore, quello puro e forte (espresso anche nelle tavole della disegnatrice), dal primo al sesto ciclo di un lungo “dialogo in versi con la vita”: il senso dell’amore; il soggetto dell’amore (le persone); l’altra faccia dell’amore (dedicato all’arte, alla natura, alle cose); l’amore negato (nella violenza per lo più); l’amore in fantasia; la chiave dell’amore. Rosi ha una sua spiegazione, confessione, introduzione, per ciascun ciclo delle poesie e pensieri di un “dialogo”, che ha la leggerezza e la grazia pazzerella di quella farfalla in volo che si è posata sulla copertina e che ritroviamo nei versi di un componimento della prima parte: “in volo di farfalla”: Breve il frullare, desiderio che mai si sazia/ delicato, ogni cosa sfiorando/…quello scuotere polvere in battito d’ali/ … ali aliene, colorate, che strisciano i sogni.

Il volo di una farfalle è per lei “parabola di vita”.

 

(dalla prefazione di Giacomo Scotti)

 

 

 
ESAURITO
 

 

I tuoi pensieri

I tuoi pensieri
a me arrivano
come fiori essiccati di lavanda
conservati in  scatola di latta
ben chiusa
o in ricamo di fine sacchetto
adagiato tra le lenzuola di casa
Lo stesso viola profumo
all’aprire di un cassetto
d’armadio
ove odora ogni bianca tela
le vesti terse del giorno

Sia velato il mio più taciuto sentire
o esplosivo il selvaggio mio sole
incompiuti voli  del pensiero
alla radice prima di te
mi riportano
ogni giorno

Pensiero in te misterioso
che non vuole morire

 

 

 

Prima noi

Mi piegherò docile al vento
ma attenderò domani
qualcosa da fare

Mi alzerò caparbia
a sfidare i rigori del gelo
ma troverò domani
qualcosa in cui sperare

Sarò salice o betulla,
pendula o fiore in spiga
sarò legnosa e caparbia al tempo
sarò nei giardini e nelle foreste

Qualcosa da fare
qualcosa in cui sperare

Ma prima noi
alberi cosmopoliti
nati prima del tempo
Ma prima noi
qualcuno da amare

 

 

 

Zucca gialla

Arrivavo. Nella grande corte di Lino ed Anna
chiusa intorno da case col mio secchiello di latta
bianco dentro e smaltato fuori di blu
L’arco del grande portone di legno
la cucina affumicata dal grande focolare
e le rughe di nonna Eugenia
tra galline che arrivavano a beccare il mais
gettato per terra fin sulla porta di casa
sempre aperta accanto alla fontana.
Un grande fienile profumato d’erba secca
musetti e salami appesi al soffitto
odori sani tra i cassetti della madia
un tavolo lungo lungo con tante sedie di paglia
Sorriso caldo quella famiglia grande
fatta di nonni, figli, nuore, zii e pronipoti
ed infine il secchiello blu riempito di zucca gialla
da portare finalmente a casa
Tra il verde ormai spento dei campi
aprivo il coperchio di quel tiepido tesoro
ed il mio dito tuffato dentro il giallo intenso e cotto
diveniva stecco per zucchero filato… non resistevo
a quel quasi peccato secondo il decoro di  mamma

Più di cinquant’anni son passati:
ora cinque scialbi condomini tutti uguali al posto
della vecchia corte e quella famiglia ridotta a due
è finita in una casa a schiera
Ma intatto mi rimane dentro quell’oro intenso
passata al setaccio, quel sapore biondo flavo
mangiato col latte fresco di stalla

 

 
 
ESAURITO