Dal sottovuoto su Laboratori Poesia

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Da Laboratori Poesia
 
 

Il punto debole dell’antologia è diventato un ulteriore punto di forza e di svolta, nonché il motivo di questo intervento. Dal sottovuoto mette a confronto sguardi distanti attraverso una successione soggettiva – decisa a mia discrezione – e volutamente dialogica: i componimenti si rispondono l’un l’altro, rafforzandosi o negandosi a vicenda. Ed essendo scaturiti in momenti diversi, frutto di tempi interiori diversi, consonanze e dissonanze risuonano maggiormente. Tuttavia i testi selezionati per l’eBook si sono rivelati solo l’incipit; a seguire sono uscite due pagine su “La Lettura” del Corriere della Sera nelle quali Francesco Targhetta ha affiancato a una sua poesia concepita in solitaria l’anno scorso gli inediti di Giuseppe Conte, Roberta Dapunt, Vivian Lamarque, Giovanna Rosadini e Giovanna Cristina Vivinetto, dopodiché svariati autori ci hanno contattato per contribuire con la loro esperienza una volta che si sono sentiti pronti, che hanno reputato i versi degni di essere licenziati.

D’altronde, dentro questa bolla di sospensione, questo luogo eterotopico senza termini di paragone l’eco evolve in fretta e basta poco per condannare un tentativo di slancio a un tono basso, a un do minore. La percezione della quarantena muta di giorno in giorno, a seconda delle singole prospettive spesso mancate, o meglio soffocate: «(…) come si attraversa un Durante / caso mai piova giù un bisogno / di tregua, di respirare ossigeno / o di essere per sempre l’animale / che muore alla fine del sogno», rappresenta l’angoscia che prende Alberto Bertoni in fondo alla sua recente 20.02.2020, la potenza del numero.

La lezione che affiora, se di “lezione” si può parlare in riferimento alla pandemia per non renderla un “tempo perso” più che un “tempo della perdita”, è appunto l’occasione laboratoriale intrinseca nella durata di un’apnea. E che era di fatto presente nel tessuto critico letterario oramai da anni. La parcellizzazione della letteratura, con l’impossibilità di nominare (al netto di nomi indiscutibili quali Valerio Magrelli, Milo De Angelis e Mario Benedetti, ad esempio), poeti “cardine” o poeti “padri” o “madri”, da Parola plurale (Sossella, 2005) in poi ha dichiarato il suo essere un tavolo di fermenti. Le potenzialità della narrazione, genesi fondamentale di Dal sottovuoto, emergono dalla costante obbligata della stasi che ha tolto il confronto dialogico impostando quello soliloquiale e permettendo l’istanza dell’antologia, che altro non è che un segnare il momento, non volendolo sacrificare.

I trentacinque autori di Dal sottovuoto (Alessandro Agostinelli, Erminio Alberti, Lucianna Argentino, Franco Arminio, Alberto Bertoni, Maria Borio, Franco Buffoni, Anna Maria Carpi, Valentina Colonna, Flaminia Cruciani, Maurizio Cucchi, Francesco Forlani, Tiziano Fratus, Giovanna Frene, Tommaso Giartosio, Fabrizio Lombardo, Franca Mancinelli, Gerardo Masuccio, Stella N’Djoku, Roberto Pazzi, Umberto Piersanti, Giancarlo Pontiggia, Rossella Pretto, Eleonora Rimolo, Valentino Ronchi, Federico Rossignoli, Paolo Ruffilli, Anna Ruotolo, Gabriella Sica, Stefano Simoncelli, Tiziano Scarpa, Luigia Sorrentino, Mary Barbara Tolusso, Mariagiorgia Ulbar, Gian Mario Villalta) si sono messi in discussione non solo come uomini, donne e poeti, non di rado anche come voci che potevano riflettere uno stato più ampio. Ponendosi domande, perché si tratta di un libro di domande, che amplificano esponenzialmente il vissuto del singolo grazie alla possibile presenza altrui, nonostante la distanza. Motivo per cui la Samuele Editore ha risposto con particolare velocità al progetto. Dal sottovuoto si conferma una possibilità non espositiva, non estetica, che ha trasformato la precarietà delle giornate in laboratorio in primis con se stessi, poi con gli altri poeti, poi con il lettore.

Matteo Bianchi

 
 
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