Crambe Tataria – il depliant della Mostra

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CRAMBE TATARIA

 

mostra personale

Rachel Slade

 
28 febbraio ore 18 – Villa Cattaneo, San Quirino (Pn)
 
 
presentazione a cura di
Carlo Vidoni
 
con un intervento poetico di
Giacomo Vit

 

 
 
 
 

La ricerca del sé, della propria identità, è un compito che ha impegnato ogni individuo, nel corso del tempo e nell’alternarsi delle generazioni. Si tratta di un atto fondante e, come tale, richiede il superamento di alcune prove, l’attraversamento di situazioni di pericolo. La pena per coloro che hanno timore nell’affrontarle è quella di permanere in un limbo esistenziale, massificarsi in futili vite precostituite. Guardando le opere di Rachel Slade pare che esse ci parlino di questa grande prova, che lei affronta e vive attraverso la materia pittorica. La pittura è di per sé stessa un’ardua sfida, nella quale Rachel si cimenta col coraggio di una sciamana che si avventura in una tenebrosa foresta. I suoi ultimi lavori, che si mostrano come grovigli tortuosi di colore e sovrapposizioni di segni, paiono essere uno strano stato di equilibrio tra l’esplosione, riversamento dell’interiorità verso l’esterno, e l’implosione, il collasso che porta all’interno le molteplici immagini del mondo. La forza delle opere di Slade sta proprio nell’assumere una condizione di incompiutezza, lo stallo tra queste due tensioni contrapposte dalle quali emergono, sotto la superficie del conscio, filamenti, stratificazioni, segni indistinti. Il luogo profondo dal quale giungono le sue immagini ha a che fare con una condizione primaria, archetipica, che ci riconduce alle radici di un sentire collegato alla natura. Da questo universo sommerso e ribollente affiora con potenza l’immagine del selvaggio, che per Slade è la wilderness, ma anche l’immagine della grande frontiera americana, quel senso del territorio sconfinato di cui il suo paese d’origine è ancora oggi ricco. Tutto ciò ha a che fare con lo spazio, che per l’artista ha un valore simbolico e fa assumere ai suoi dipinti il significato di paesaggi interiori rivelati, riconnettendoli così alla grande tradizione romantica d’oltre oceano che esplorava il senso del sublime e dell’ignoto, dalle vastità degli abissi di Moby Dick, alle selvagge foreste narrate da Jack London e infine alla libertà del vivere fuori dalla civiltà cantata da Thoreau. I lavori di Rachel Slade ci parlano di molte cose, se siamo capaci di sentirli, lasciano intuire un sottile e continuo lavorio interiore che sceglie di manifestarsi senza percorrere la via della razionalità, ma fa fluire ogni cosa custodita e compresa interiormente in modo assoluto e primario, con potente intensità. I dipinti ci fanno intuire anche il legame con la poesia, altro linguaggio utilizzato dall’artista, che qui però si destruttura in puro segno e materia cromatica, alla ricerca di contenuti e modi originali che sono altri rispetto a quelli poetici. Slade nei suoi lavori sembra voler affrontare un compito titanico, mettendo in connessione spazio interiore con paesaggio, linguaggio personale con simboli psichici universali, storia e vissuto intimo con contesto sociale, mantenendo aperta, attraverso la pittura, quella finestra che consente di far dialogare dimensioni ed universi paralleli. La sua è una pittura difficile, che rifiuta ogni decorativismo, non cede mai alla piacevolezza di forme e colori fini a sé stessi, ci invita invece a superare la prova del primo impatto visivo per condividere una condizione di avventura e rischio. Alle soglie di un’arcana foresta ci richiama il suono di una nenia misteriosa che, ascoltata con tempo e sincerità, scioglie le nostre paure e resistenze, offrendoci l’opportunità di un viaggio in territori inesplorati.

Carlo Vidoni

 
 
 
 

Orari apertura Mostra: venerdì e sabato 16-21, domenica 16-20, chiusura il 22 marzo

 

La locandina dell’evento qui