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Nuviçute mê e sûr – Stefano Montello

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Nuviçute mê e sûr
Stefano Montello

Samuele Editore 2016, collana Scilla
prefazione di Mario Turello
copertina di Rachel Slade

pag. 62
Isbn. 978-88-96526-74-3

 
 
 


 
 
 

Intorno al 90 d.C. a Jabneh, o Jamnia, si tenne un’assemblea (un concilio) di rabbini in cui si discusse non tanto dell’introduzione, quanto del mantenimento nel tanakh di alcuni libri, o della loro eliminazione; si giunse così alla chiusura definitiva del canone ebraico. Tra i testi in questione c’erano il Cantico dei cantici e il Qoelet (i due libri più “scandalosi”: Renan li definisce «un libretto erotico e un opuscolo di Voltaire nascosti tra le grandi pagine di una biblioteca di teologia»). Le riserve nei confronti del Cantico furono spazzate via dall’autorevolissimo rabbi Aqiva con delle affermazioni davvero sensazionali: «In Israele nessuno ha mai contestato che il Cantico dei cantici sporca le mani (cioè è sacro, al punto che neppure i rotoli su cui è scritto vanno toccati: chi legge la Torah tiene il segno con lo yad, la manina d’argento) perché il mondo intero non ha tanto valore come il giorno in cui fu dato a Israele il Cantico dei cantici; tutti gli altri libri sono santi, ma il Cantico dei cantici è il Santo dei santi». Ma non è privo di significato il fatto che Aqiva in quell’occasione deprecasse il fatto che il Cantico venisse cantato nelle osterie: c’era dunque una sua ricezione “letterale” profana, verosimilmente licenziosa. […] Della traduzione di Ceronetti ha tenuto conto Stefano Montello per questa sua traduzione, oltre a quelle della Bibbia Cei, della Tilc e, naturalmente, della Bibie di Antonio Bellina. E diciamo subito che anche per lui quella del Cantico è essenzialmente poesia erotica, ma le riconosce anche una intrinseca sacralità, e non si spinge alla franchezza “scandalosa” di Ceronetti (o ai lubrichi doppi sensi di Martin Lutero!). Ho detto traduzione, ma traduzione propriamente non è: ri-Scrittura, piuttosto, per usare il termine coniato da Piero Boitani: riscrittura della Scrittura. In ogni caso, l’una e l’altra, traduzione e ri-Scrittura, implicano tanto un’interpretazione, un’ermeneutica, quanto un adattamento, poetico o narrativo che sia. Questa però non è soltanto una versione in friulano: Montello, da musicista qual è, ha voluto rendere il Cantico secondo le forme, i metri e i ritmi propri della villotta (quartine di ottonari): un’ulteriore costrizione, oltre a quella linguistica. Ma, come insegna l’Oulipo, le contraintes – i vincoli, le regole – sono motori di creatività.

Mario Turello

 
 

I

 
 
Cjante da lis Cjantis che e je di Salomon
 
 
Bussimi cun la tô bocje
dâmi di bevi a lo tô bocje
il to amôr l’è miôr dal vin
jo o voi bevi a la tô bocje
 
 
Un nulôr e je la to piel
la respiri cul to nom
il to nom al è un ongjnt
che al fâs zavariâ lis frutis
 
 
Su, strissinimi cun te
tes tôs stanziis o jentri, o re
il to amôr plui che no il vin
al fâs zavariâ lis frutis
 
 

Scure o soi epur ninine
oh fiis di Jerusalem
plui des tendis di Qedar
dai tapêts di Salomon
 
 
Su, non stait cjalâmi mâl
il soreli mi à brusade
i miei fradis son rabiôs
la mê vigne no ài cjalade
 
 
Amôr gno, dîmi indulà
sul misdì puartistu il trop?
jo o zorni, ài un vêl sui vôi
in mieç al grun dai tiei compagns
 
 

Coro

 
 
Se pardabon no tu lu sâs
oh tra lis puemis la plui biele
cîr lis olmis des cjavrutis
dongje lis cjasis dai pastôrs
 
 

Lui

 
 
A la puiere plui preseade
di chei cjars dal Faraon
tu tu mi sameis, Amie mê
jo i ti samei, Amie mê
 
 
A son biei i tiei pumui
tra i rincjns e lis golainis
il to cuel al’è un coral
tra i corai sul chel to cuel
 
 
Nô par te o fasarìn
rincjns d’aur e golainis
lavorâts cun fîl di arint
nô par te o fasarìn
 
 

Je

 
 
Tant che il re l’è al so ripâr
il gno profum si slargjie
il gno profum si slargjie
tant che il re l’è al so ripâr
 
 
Il gno Ben al è par me
tant che un sachitut di mire
indurmidît l’è l’Amôr gno
poiât te cove dai miei mêi
 
 
L’è un rap di hennè chel Amì gno
des teracis di En-ghedi
l’è un rap di hennè chel Amôr gno
dai vignâi di En-ghedi
 
 

Lui

 
 
Pardabon tu tu sês biele
Amie mê, tu tu sês biele
i tiei vôi a son colombis
Amie mê trop sestu biele?
 
 

Je

 
 
Joi ce biel che tu tu sês
Amôr gno trop sestu biel?
il nestri iet al’è di flôrs
Amôr gno tu tu sês biel
 
 
La nestre cjase, sì, la nestre
si sosten cul len di cedri
la nestre cjase o sin jo e te
e il sufit l’è len di bosc
 
 
 
 
 
 
 
 

LIBRO REALIZZATO PER
Percorsi diversi sul fiume Stella
un viaggio fra storia, cultura e bellezza lungo oltre 500 anni

UN’INIZIATIVA
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli

CON IL SOSTEGNO
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

E
Banca di Credito Cooperativo di Basiliano

IN COLLABORAZIONE
Pro Loco La Tor Belgrado di Varmo
Agjenzie Regionâl pe Lenghe Furlane – ARLeF
Azienda Speciale Villa Manin

MEDIA PARTNER
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DIREZIONE ARTISTICA E ORGANIZZATIVA
Gabriella Cecotti

 
 

Essere il Progetto Integrato Cultura significa appartenere a quel gruppo di 14 comuni del Medio Friuli che elaborano e realizzano progetti e percorsi culturali assieme, perché non c’è senso nel crescere da soli
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Samuele Editore

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.