Le distrazioni del viaggio su Il Gazzettino Nuovo

  • Tempo di lettura:3 minuti di lettura



 
 
Da Il Gazzettino Nuovo
 
 

La poetessa toscana Annalisa Ciampalini torna in libreria con la sua terza silloge di versi dal titolo “Le distrazioni del viaggio”, congedata di recente per i tipi della Samuele Editore, nella Collana Scilla (58 pagine, euro 12, prefazione di Monica Guerra). Con un linguaggio pulito e chiaro, essenziale e diretto, l’autrice nelle quattro sezioni in cui si suddivide l’opera, aperta in esergo da una citazione di Tranströmer, sonda i territori inesplorati dell’io, si affaccia alle soglie dell’esistenza cogliendo la forza infinita della natura, l’attesa e la speranza, lo stupore e il disincanto. Sovente le righe fermano il tempo rarefatto evocando lineamenti femminili quali indeterminata bellezza dell’universo. Nel turbinio dei movimenti vitali tutto finisce per assomigliarsi, mentre “la cosa si consuma lentamente” ed ogni uomo ha “un organo devoto alle stagioni”.  Nel viaggio della vita, per Ciampalini, ha senso solo posare la vista “su di una piccola area di grazia”, senza troppo soffermarsi o addentrarsi tra le maglie dell’esistere perché, in fondo, “solo nostra è la noia”. Gioca spesso su linee geometriche e su calcoli matematici,  che sono per lei una passione da sempre, la poesia della poetessa toscana (“pigrizia orizzontale”, “sogni di scavare in verticale”, “la misura delle ombre e delle cose”, “trovare una dimensione all’eterno”) mentre emergono imperiosi visioni e sogni (“la costa prende vita dagli occhi”, “nelle piazze  spargimento di luce”). Come scrive Guerra, Ciampalini fa ricorso alla dualità (quella tra buio e luce è forse la più pregnante e quella che torna quasi ossessivamente lungo tutto il volume) “senza fare scarti o amputazioni” poiché “ogni elemento vive del suo opposto” e non si possono cogliere appieno se disgiunti l’uno dall’altro. “Le distrazioni del viaggio” assumono, allora, una duplice valenza: come accidenti a sorpresa nel percorso dell’esistenza a romperne la linearità, come elementi per assaporarne la linfa più densa andando oltre le sfere sensoriali per trasfigurarci. Solo così è possibile rattenere quel sostrato di verità che la poetessa toscana ha portato alla luce con i suoi versi cristallini.

Federico Migliorati

 
 
Continua su Il Gazzettino Nuovo