Corrado Calabrò su Ultima vela

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Ultima vela di Francesco Belluomini
(Samuele Editore 2018)

 

Ora siamo trasportati come i naviganti che, per quanto solchino il mare,
non possiedono il tratto che lasciano dietro di sé più di quanto
non possiedono il tratto che devono ancora solcare

Senofonte, Ciropedia

 

È stato un navigante autentico, Francesco Belluomini, che ha solcato i mari del mondo fin da ragazzo con una sete inesauribile di conoscenza del mondo geografico e dell’anima umana.

Dopo versato scampoli di vita vissuti come fossi di passaggio affida all’Ultima vela il suo testamento, biografico e poetico insieme, intessuto dell’amore per la sua Rosanna, che costituisce un contrappunto costante alla sua attività letteraria culminante nella fondazione del Premio Camaiore nel 1981, che proprio quest’anno doppia il giro di boa dei trent’anni, anni di impegno e fatica, di soddisfazioni e di battaglie.

E la storia del Premio promosso con poco scetticismo dal Poeta della draga di Viareggio trova largo spazio nell’Ultima vela, dove viene ripercorsa nelle sue fasi più salienti, sempre supportate dall’abilità di Rosanna ed accompagnate dall’affetto dimostrato dalla gente di Lido di Camaiore per un premio che divulgava sempre la città oltre quei recinti regionali.

Uomo di forte carattere ma al tempo stesso schivo, Francesco Belluomini aveva scelto la penna come tramite per raccontare e raccontarsi, indagare se stesso e mettere a fuoco la realtà circostante. Viareggino dell’anno nel sondaggio del quotidiano La Nazione nel 2010 aveva percorso i mari e conosciuto il mondo, ma sentiva forti le sue radici.

In questo suo testamento letterario, da nostalgico vecchio marinaio richiama alla memoria tutta la sua vita, consapevole che questo sarà l’ultimo tracciato. Navigando non solo per mare, ma nella vita stessa, Belluomini si è consegnato totalmente alle sfide, alle emozioni, ma non si è mai perso perché ha avuto due stelle polari a fargli da guida: la passione per la scrittura e l’amore per la sua donna, compagna di vita a tutto tondo.

Lo ricordiamo così, arrivare in bicicletta alle riunioni della giuria, talvolta sedersi in silenzio sulla terrazza dell’hotel, la faccia pensosa rivolta al mare, ad assaporare il richiamo del vento salso:

La vela senza vento… non porta da nessuna parte; meglio l’eccesso delle raffiche che dentro le stucchevoli bonacce, perlomeno ti svegliano gli schiaffi d’onda sulle murate sopravvento

 

Corrado Calabrò