A cena col Poeta: Fulvio Segato

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A CENA COL POETA

 
 

sabato 28 maggio, ore 20.30
Ristorantino Dry Bridge, Pordenone

 

Alessandro Canzian presenta

 

‘Sta mia difesa
di Fulvio Segato
Samuele Editore 2016
Collana Scilla, prefazione di Fabio Franzin

 
 

Per prenotarsi contattare l’Editore qui

Costo cena 15 euro

 
 
 
 

Canzoniere triestino dall’Hortus conclusus chissà se sarà davvero sufficiente, se avrà davvero “l’umile potere” di salvarci, in una realtà sempre più assediata e feroce, la pax domestica posta a enunciato e substrato filosofico di questa prima raccolta in dialetto di Fulvio Segato seremose in casa / la porta seremo e lassemo / che el mondo vadi, / se gavemo difeso un co’ l’altra / e forsi basterà solo questo / forsi basterà el stecà che gavemo / impiantà torno.

Di questo poeta triestino che arriva, o riparte dal dialetto, dopo un lungo apprendistato culminato in alcune convincenti raccolte di poesie e di racconti in lingua usciti nell’ultimo decennio. Poeta che vive a ridosso di un porto affacciato nell’Adriatico, adombrato così gentilmente dal Carso da farne uno scrigno di luce, in un territorio di confine (di ex confine eravamo ormai abituati a dire). Non fosse che, proprio nel mentre mi accingo a scrivere questa nota come prefazione alla sua raccolta poetica, i confini sono tornati a esistere, muscolari e burocratici; l’Adriatico (con tutto il Mediterraneo che ne è la grande madre, millenario crocevia di traffici e cultura) è il porto cui approda, o perisce fra i suoi flutti, un’umanità in fuga da guerre e oppressioni, e i sentieri delle contigue Slovenia e Croazia, sono percorsi da una processione di anime esauste e affamate, perse e prese come un banco di sardine, dentro il “sacco egoista” cinto di filo spinato, di un’Europa che si scopre (o meglio si svela per ciò che è) un continente avido e cinico, per nulla accogliente verso i popoli che, almeno sino a mezzo secolo or sono, ha sfruttato, colonizzato, depredato di pace e ricchezza.

dalla prefazione di
Fabio Franzin

 
 
 
 
 
 
La difesa

 
Vien. ‘Ndemo su e seremose in casa
la porta seremo e lassemo
che el mondo vadi,
se gavemo difeso un co’ l’altra
e forsi basterà solo questo
forsi basterà el stecà che gavemo
impiantà torno
con qualche ginestra, ogni tanto.
E che ‘l mondo vadi,
forsi xe solo el nostro difenderse
e do mace giale profumade
che lo fa andar.
 
 

La difesa
Vieni. Andiamo su e chiudiamoci in casa/ la porta chiudiamo e lasciamo / che il mondo vada/ ci siamo difesi uno con l’altra / e forse basterà solo questo/ forse basterà lo steccato che abbiamo/ impiantato intorno/ con qualche ginestra, ogni tanto. / E che il mondo vada / forse è solo il nostro difenderci/ e due macchie gialle profumate / che lo fanno andare.

 
 
 
 
 
 

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