Luigi Paraboschi su “Canti di cicale”

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da viadellebelledonne

 

Leggere di poesia e scrivere qualche opinione attorno ad essa, credo sia una delle attività più utili per chi è appassionato alla conoscenza umana, perché se è vero che ogni poeta è un “fingitore” come asseriva Pessoa, i versi che leggiamo spesso ci celano descrizioni di anime che- solo rovistando e analizzando con cura nei dettagli il lavoro che ci viene sottoposto-, si riesce a conoscere in modo non del tutto superficiale, e la scoperta che ne deriva riempie del piacere per la condivisione dell’animo altrui.

Ho cercato di raccogliere la sfida lanciata dai versi che seguono, tratti dal libro della Secco appena uscito, che sono di certo un riferimento ad un “tu” molto privato ma che si possono anche leggere con un invito diretto al lettore, e ciò è quanto ho voluto evidenziare con il grassetto:

 
Vieni a vedere i miei versi cresciuti
ben oltre le scapole. Scioglili tu
significati e nodi. Usa le dita.
Conta ogni singola sillaba ognuna
una volta sola. Ricomponimi
e rima. anche solo una volta prima
della chiusa perché è lì che rimane
il senso, sul finale. Ed è lì che stai
anche tu, l’undicesima sillaba
in seconda terzina. Ultimo segno
prima del punto, sostegno, sollievo,
cura.
Guardami. Non ho alcuna paura.
 

Dopo questo esplicito invito (anche se indiretto) mi sono composto una scaletta di lettura, che mi permettesse di comporre un ritratto( forse approssimativo ) di questa autrice analizzando lentamente e con cura tutta questa raccolta, e i gruppi di lavoro attorno ai quali ho lavorato sono:

a) senso della precarietà del vissuto sia in termini privati che generali.
b) conseguente delusione e senso di privazione
c) amore ( con ogni sua sfumatura che va dalla tenerezza all’eros elegantemente rappresentato)

In Secco è tutto raffigurato con una libertà di scrittura che in certi passaggi assume sfumature surrealistiche che mi hanno rimandato a certe poesie di Lorca come in questo caso ( per le quali mi sono servito del grassetto ) , per quelli che mi sono parsi come gli echi lontani del linguaggio di questo poeta, linguaggio immaginifico rivendicato per la libertà espressiva nel colore usato in pittura anche da Kandinsky del periodo Blu Rider

 
 

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Il libro qui