Giorgio Linguaglossa su Caleranno i vandali

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Commento impolitico di Giorgio Linguaglossa
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Nella poesia di Flavio Almerighi la tradizionale struttura gerarchica dei parametri compositivi (la concatenazione paratattica, quella ipotattica, la metafora, la metonimia, il parlato, il ready made, il commento, il discorso, il meta discorso etc.) che pone al primo posto per importanza, ad esempio, il «parlato» e che relega a un ruolo secondario tutto il resto, va a farsi benedire. Ad esempio, l’intensità e il timbro delle parole e dei polinomi frastici, vengono messi in un piano subordinato. In questo concetto di strutturazione gerarchica degli elementi compositivi non ha importanza quale parola debba essere pronunciata, né la sua concatenazione o la sua posizione nella frase, né la sua durata (se sia cioè breve o lunga o in un qualsiasi rapporto temporale con un’altra parola), o il suo significato; ad avere importanza è invece il suo aspetto di sorpresa, il suo aspetto filmico, la sua collocazione registrica all’interno della composizione e, soprattutto, il suo attacco, che dev’essere, per così dire, privo di origine e di nesso causale. Tipico è l’incipit della poesia di apertura del volume, con la sua dinamica minimale, ai limiti del non sense della prosa, ai limiti della battuta di spirito, del casuale, dell’involontario. Infatti, grande ruolo riveste in questo tipo di poesia il senso dell’humour, la battuta di spirito, la fumisteria fine a se stessa e il sarcasmo che, come una macchina celibe, gira a vuoto in un tempo vuoto e in uno spazio anch’esso sostanzialmente vuoto.

Giorgio Linguaglossa

 
 
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